venerdì 15 ottobre 2010

la merda e la morte

l'escremento di McCarthy

L'ultima biennale della scultura di Carrara a mio avviso è stata davvero divertente e stimolante.
Voglio parlare principalmente di due opere prima delle altre, non perché più importanti o belle (anzi), ma perché sono le più simboliche. Sul resto ci tornerò sicuramente, perché sto preparando un lavoro con gli scatti che ho riportato e la stessa testata di questo blog è un frammento di quella esperienza.

La gigantesca cacca in travertino scuro di Paul McCarthy e il monumento funebre a Bettino Craxi di Maurizio Cattelan.


L'attempato McCarthy recupera l'irriverente cacca d'artista e lo fa con un piglio divertente, quasi spogliato dalla provocazione, in tempi come questi in cui è la normalità la vera provocazione. E' la merdificazione dell'arte, ridotta a "decoro urbano", scenografia per foto ricordo o innocuo disturbo del bigotto di passaggio.
Il secondo è un talentuoso provocatore e qui racconto la storia del suo improbabile tentativo di sostituire il monumento di Mazzini in piazza dell'Accademia a Carrara con un'ironica statua a Bettino Craxi, proprio in concomitanza con i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità Italiana.
Dopo il sorprendente primo "si" della giunta comunale, la popolazione si è rivoltata, gruppi formatisi su facebook ma soprattutto le componenti politiche più di sinistra, invocando un "offesa ai sentimenti e ai valori".
Dunque il cerchio si chiude e il gioco degli attori permette il proseguimento di una sorprendente storia. La conclusione è secca, ovvero un niente di fatto, ma anche prevista perché è un "niente" che rappresenta la dimostrazione finale che il monumento pubblico non è morto (da qui il titolo " post monument" della manifestazione), che ha ancora un forte valore e presa sulla gente e che la chiave di lettura del nostro tempo da parte dell'artista si rivela diabolicamente esatta.
Penso che in verità lui volesse il rifiuto perché gli permetteva di incorniciare in una perfetta veste la sua geniale provocazione.

Il suo monumento diventa quindi una stele funebre. Recuperando uno stile di inizio novecento si sposta nel suggestivo scenario del cimitero monumentale di Marcognano (la cui visita consiglio a tutti) celebrando la morte ironica del suo monumento e la morte apparente della sua provocazione, che invece si rinnova nell'effige di un Craxi eretto a simbolo più che mai.

Chi si indigna per il fetore della merda Maccartiana o quello della finto revisionismo politico di Cattelan, non ha in fondo compreso che la merda è inodore perché fatta di pietra e la stele in fondo non fa altro che sancire la costruzione di un'iconografia denigratoria che isola perfettamente la sommarietà del nostro tempo. Dichiarano entrambe, insomma, una cosa che c'è già e permea la società.
Si può risparmiare un'indignazione, un po' troppo semplice, per qualcosa di più onorevole, o meglio, veramente disonorevole.

"monumento funebre a Bettino Craxi" di Maurizio Cattelan

In fondo penso che sia sbagliato cercare a tutti costi quello che non c'è, chi cerca l'estetica o la bellezza classica nell'arte contemporanea ne rimarrà quasi sempre deluso. Non nella risposta dei contemporanei sta l'errore, è la domanda ad essere sbagliata. Il dramma dell'opera di Cattelan non è certo confrontabile con l'appagamento estetico e l'idealismo della scultura "antica". Ingiusto sottoporre a un confronto.

L'arte racconta la realtà e la scultura la modella, è dunque qui che si rintraccia il perfetto punto di congiunzione tra due mondi apparentemente inconciliabili: la realtà.

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