venerdì 22 febbraio 2013

la lettura: Walter Benjamin e L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica

Ho terminato di leggere L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin e ammetto che la sua mancanza nella mia libreria personale rappresentava una lacuna da colmare al più presto.
Un testo ineludibile per ogni fotografo, critico e appassionato di cultura, arte e filosofia. La densità di concetti illuminanti e la lettura della realtà sfiora la rivelazione.

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Ho terminato di leggere il saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica del filosofo tedesco Walter Benjamin e ammetto che la sua mancanza nella mia libreria personale rappresentava una lacuna da colmare al più presto.
Un testo ineludibile per ogni fotografo, critico e appassionato di cultura, arte e filosofia. La densità di concetti illuminanti e la lettura della realtà sfiora la rivelazione.


Benjamin ha la straordinaria capacità di leggere e interpretare il proprio tempo, che è anche il nostro, quando gli eventi si stanno ancora verificando (il suo saggio è del 1936), le mode stanno nascendo, gli stili formandosi, le correnti artistiche delineandosi e la tecnologia in continua e inarrestabile mutazione. Riesce a catturare gli elementi che descrivono e spiegano ma che solitamente riusciamo a cogliere solo quando le cose si sono assestate, quando la polvere si è sedimentata e il superfluo che confonde si è dissolto.
Questo saggio sulle nuove tecniche, sulle nuove arti, fotografia e cinema prima di tutte, mi ha permesso di ampliare la visione, cogliere con maggiore consapevolezza tutto lo sviluppo di queste arti fin dall'inizio e intravedere la visione del futuro che è il nostro presente.
E' incredibile come un uomo nel 1936 spieghi così bene la storia che verrà.

Gli scritti di Walter Benjamin sono sempre una rivelazione e ci regala un testo intenso e ricco di spunti, da leggere più volte e da tenere in conto per le proprie riflessioni sul mezzo e il carattere filosofico dei progetti personali fotografici, o artistici in senso lato,.
Consiglio il libro anche per il saggio di Massimo Cacciari, che ammetto essere decisamente complesso e di ardua interpretazione (a differenza di quello di Benjamin, molto più accessibile). Diciamo che ho compreso un sessante percento di ciò che ha scritto Cacciari, richiede una forte preparazione filosofica e un livello di cultura che non possiedo. E' tuttavia interessante e utile.

Con un lungo saggio introduttivo di Cacciari e una ricchissima appendice di note aggiuntive e revisioni successive dello stesso autore, l'edizione pubblicata da Einaudi risulta la migliore e più completa.



L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica.
Walter Benjamin
edito da Einaudi
6,80€

Alcuni punti sono di particolare importanza e merita porli all'attenzione.

L'aura.
"La Gioconda" su un foulard o l'incisione di un concerto di Ravel diretto dall'autore stesso e ogni giorno riascoltatole sono due esemplificazioni di quel fenomeno che Benjamin definisce la "perdita dell'aura" nell'epoca della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte, ossia la perdita del "qui e ora" magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. Nel chiuso di un'automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si può ascoltare quel concerto di Ravel al di fuori della sua unicità spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. Nondimeno, la perdita del carisma insito nell'opera d'arte, "unica" eppure riprodotta, non è deplorata da Benjamin con quell'atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della Scuola di Francoforte. Egli collega infatti la "perdita dell'aura" nella società contemporanea all'irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che è giocoforza diventino merce. La riproduzione dell'opera d'arte in "sede impropria" non ne comporta una perdita di qualità, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un'esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo anti-estetizzante.

La moda come espressione assoluta del capitalismo, che ha bisogno non tanto dell'oggetto da produrre quanto del consumo, ha bisogno di produrre il consumo, rinnovarsi, modificarsi continuamente e ciclicamente. Il tema del consumo delle risorse e il loro progressivo impoverimento era solamente intravisto mentre oggi è il tema centrale e di totale attualità.

L'angelus novus.
Così ne parla Alessandro Baricco ne I barbari. Saggio sulla mutazione:

L'Angelus Novus ispirò nel 1939 il filosofo tedesco Walter Benjamin e la sua filosofia della storia.
«C'è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi».

Paul Klee - Angelus Novus

Walter Benjamin

Un approfondimento nello studio di Walter Benjamin su Wikipedia.

1 commento:

  1. Io invece, pur avendo una laurea in filosofia, ho trovato il testo in sè un po' troppo "intellettualistico". Forse dovrei riprenderlo in mano.

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